I pannelli solari
che funzionano
anche al buio
Assorbono gli infrarossi e producono elettricità anche di notte. Una scoperta dei National Laboratory di Idaho Falls
Il Sole anche di notte. Come nel vecchio film dei fratelli Taviani, dai National Laboratory di Idaho Falls, nello stato dell’Idaho (Usa) arriva una tecnologia che potrebbe davvero rivoluzionare il settore delle energie rinnovabili. Si tratta, come spiega Steven Novak al New Scientist, di antenne fotosensibili su scala nanometrica in grado di sfruttare la radiazione infrarossa, quella che ha una frequenza inferiore alla luce visibile e che viene emessa normalmente da qualunque oggetto si trovi a una temperatura al di sopra dello zero assoluto (dunque anche dalla Terra dopo il tramonto).
Un dispositivo in grado di catturare l’energia presente in questa banda, e di convertirla in una corrente di elettroni, riuscirebbe a superare in un colpo solo due dei principali problemi che hanno sino ad oggi contraddistinto i pannelli fotovoltaici: l’efficienza – che con la tecnologia tradizionale non supera il 25 per cento – e l’incapacità di assorbire la radiazione per diverse angolature (se il Sole non si trova nella giusta posizione, le celle di silicio riflettono la luce, anziché assorbirla). Le antenne fotosensibili messe a punto da Novack, invece, nei test di laboratorio hanno dimostrato un’efficienza complessiva del 46 per cento, e la possibilità di lavorare anche in condizioni di tempo nuvoloso o in notturna.
A differenza delle celle fotovoltaiche, che assorbono i fotoni della luce solare per liberare elettroni, le antenne si attivano con le onde elettromagnetiche, generando una corrente alternata. Per poter sfruttare sia la radiazione visibile che quella infrarossa, i ricercatori hanno messo a punto antenne a strati multipli, ciascuno sintonizzato su una specifica frequenza. Grazie alle nanotecnologie, continua Novak, sarà presto possibile sviluppare dispositivi delle dimensioni pari a quelle della lunghezza d’onda desiderata (che nel caso dello spettro solare può variare dai pochi millimetri a poche centinaia di nanometri), dunque antenne ancora più piccole, in grado di lavorare non soltanto sull’infrarosso, ma anche a lunghezze d’onda inferiori (vicino infrarosso).
Resta tuttavia da risolvere il problema della conversione. La corrente prodotta dalle antenne risulta alternata a frequenze troppo alte, e deve essere resa continua: ma i diodi tradizionali non sono in grado di operare alle frequenze richieste. A superare questo limite sta lavorando Garret Moddel, dell’ università del Colorado a Boulder: creando diodi al silicio in grado di gestire anche frequenze maggiori. Nel giro di qualche mese i risultati dei due gruppi di ricerca potrebbero concretizzarsi nello sviluppo congiunto di prototipi di antenne. Per dare il via alla annunciata rivoluzione notturna.
http://daily.wired.it/news/scienza/pannelli-solari-buio.html
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