Da domani per chi andrà in bici di sera scatterà l'obbligo del giubbino catarifrangente. Entra infatti in vigore il nuovo Codice della strada (legge 120/10) che prevede per tutti i ciclisti l'utilizzo – da mezz'ora dopo il tramonto a mezz'ora prima dell'alba - del gilet catarifrangente esattamente come per chi scende dall'auto in sosta di emergenza.
L'obbligo scatta sia nelle strade extraurbane che nelle gallerie e, dunque, in quest'ultimo caso anche in città. Per chi non si adeguerà alla nuova legge scattano sanzioni da 23 a 38 euro per le bici che prevedono il trasporto di più persone, come ad esempio i tandem o i risciò.
Una legge questa, fatta per tutelare i ciclisti che, secondo una stima, rischiano di morire in un incidente sette volte di più rispetto a chi viaggia in auto. Stando, infatti, ad uno studio di una nota multinazionale specializzata in materiali rifrangenti, utilizzando il giubbino si ha la possibilità di essere avvistati già a 200-250 metri di distanza contro gli 80 scarsi del fanalino della bici, il migliore dei quali riesce ad emettere una luminosità di 50 lux per metro quadro invece dei 330 emessi dalla fascia di un gilet catarifrangente.
La miglior cosa sarebbe dunque indossarlo sempre anche in città, come pure il casco che non è più obbligatorio neanche per i minori di 14 anni, ma resta consigliabile per proteggere la testa, almeno negli impatti fino a 25 km orari (velocità da cicloturisti).
A consigliarlo vivamente anche le associazioni degli amici della bicicletta che però rimangono d'accordo nel non imporlo per legge in quanto “ mancando completamente una politica della mobilità ciclistica, non è giusto insistere a scaricare sull'utenza i costi delle carenze strutturali del paese al solo scopo di salvare le apparenze”. Questa la posizione ad esempio di Eugenio Galli, responsabile della Fiab che come riporta il Sole24Ore “i paesi in cui il casco è obbligatorio sono una decina, tutti fuori dell'area centrale europea (con la sola eccezione della Spagna) e in tutti il provvedimento non ha prodotto gli effetti sperati”. Il fatto è che in Italia mancano le piste ciclabili e sarebbero necessari altri rimedi come ad esempio un'educazione stradale nelle scuole. Anche perché il timore è che l'uso obbligatorio del casco scoraggi l'utilizzo della bici e affossi esperimenti di mobilità sostenibile come il bike sharing.
Obbligatori o meno, come scegliere i nuovi accessori per la sicurezza in bici? La prima cosa da tenere in considerazione sia per il giubotto catarifrangente che per il caso è che abbiano il marchio “CE” e dunque siano conformi alla norma tecnica EN 471.
Per il giubottino si consiglia di controllare sull'etichetta il numero di volte in cui è possibile lavarlo senza intaccare la “rifrangenza” visto soprattutto l'utilizzo molto più frequente che i ciclisti ne faranno rispetto a quello saltuario degli automobilisti. In alternativa è possibile e previsto dalla legge usare anche le bretelle riflettenti, che però sono meno visibili. Il costo di questi giacchetti varia da due a 15 euro
Per il casco una volta accertata la sigla EN 1078 sull'etichetta del cinturino, optare per modelli in cui la protezione interna è incollata alla scocca risultati più affidabili rispetto a quelli ancorati con biadesivo. Anche l'aerazione deve essere adeguata e con abbastanza zone vuote sulla calotta.Inoltre occorre cambiare il casco sia in caso di caduta (anche se apparentemente non danneggiato sia, per i bambini, al crescere dell'età). Per un buon casco mettete in conto una spesa di circa 30 euro.
Simona Falasca
. . .