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14/03/22

Caro Vladimir

Caro Vladimir

 
“Caro Dimitri, caro Ivan, caro Oleg, caro Pavel… e caro Yuri.
 E ci metto dentro anche caro Vladimir, perché in tutta la Russia ce ne sarà pure uno normale.
Caro Misha, ti scrivo dall’Italia, paese che conoscerai per il calcio, 
la pizza e il programma dove ci prendete per il culo ogni Capodanno…
Io non ti conosco, ma mi basta guardare la tua barbetta rada,
 e la divisa troppo grande che in te rivedo mio figlio e tutti i nostri figli.
Caro Boris, so che hai paura e ti senti perduto, ma sappi che tu non hai colpa, hai 20 anni, ti han messo un fucile in mano e ti han mandato in un posto che non sai manco dov’è. Sei diventato una pedina di una partita a scacchi a cui nemmeno pensavi di giocare.
Ti abbiamo fregato. Noi adulti lo facciamo spesso e ora lo stiamo facendo con la guerra che è il modo più infame. E più questa assurda follia va avanti e più ho compassione per te.
Perché alla tua età, a 20 anni, caro Vanja dovresti essere in giro con l’Erasmus, a stapparti una birra con l’accendino e a limonare sulla Rambla, a sederti con tutte le scarpe sugli schienali delle panchine per farti mandare affanculo da quelle come me.
Dovresti andare a farti scoppiare le orecchie dalla musica ai concerti, disegnare come uno scemo con la pipì sulla neve. Sparare sì, ma alla sagra della scrofa della steppa per vincere il peluche alla fidanzata.
E invece sei lì con il cuore nel fango, condannato a
 essere un maschio dell’800 che va a morire per la patria.
Caro Andrej, io lo so che sei un fifone. Sei come mio figlio che quando entra una cimice in camera chiede aiuto a sua sorella che la prende e la libera perché… puoi mica ucciderla.
Caro Dorian. Io non ti conosco, ma potrei essere tua madre, Filippa tua zia e Fabio tuo nonno che ha esagerato con la vodka.
Ti ho fatto ridere? Son contenta. Perchè risate e guerra sono nemici naturali,
 e dove c’è uno non può esserci l’altra.
Caro Victor sappi che tutto questo non è colpa tua. La colpa è nostra. Della generazione dei tuoi padri, quella che viene dal Novecento, un secolo breve, ma bastardo come pochi.
La colpa è nostra che ti abbiamo lasciato un mondo di merda in cui i soldi e il profitto sono gli unici obiettivi che abbiamo.
Caro Vania. Il Ministero della Difesa ucraino ha mandato un messaggio a tua madre, lo sai? Le ha detto che sei prigioniero ma che può venire a Kiev a riprenderti e riportarti a casa. Spero che possa farlo presto. Avrai finalmente  delle donne intorno a te. Quelle che dovranno ricostruire.  
Perché, caro Ivan, voglio credere che tutto questo male finirà e ti renderà un uomo migliore. Migliore di noi, ci va anche poco.
E soprattutto ti auguro di avere un futuro.
Ma un futuro vero, dove nessuno ti chiamerà mai più soldato, ma solo Dimitri, Aliosha e Victor.
P.S. C’è un proverbio russo che esalta l’eroismo e dice: è meglio morire per la zampata di un leone che per il morso di un gatto.
Non farti riempire la testa con questa retorica del cazzo, e ricordati che c’è una terza via: non morire e starsene sul divano con il gatto”.
- Luciana Littizzetto

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