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27/05/11

PEDALA PER L'ACQUA PUBBLICA


PEDALA PER L'ACQUA PUBBLICA





Ora
sabato 28 maggio · 17.30 - 20.00

Luogo
da Montevarchi, ore 17.30,piazza Varchi, a San Giovanni, ore 18.30, piazza Cavour

Creato da

Maggiori informazioni
I media boicottano il referendum? E noi ci organizziamo! Si parte alle 17,30 da piazza Varchi ( Montevarchi), alle 17,30, per una biciclettata in favore del referendum del 12 -13 giugno che da Montevarchi arriverà a S. Giovanni in piazza Cavour.
Un altro gruppo di valorosi arriverà da Figline!!
A San Giovanni,poi, dalle 18,30, ci sarà informazione, aperitivo, musica e festa!
FACCIAMOCI SENTIRE e informiamo!! TROMBETTE, FISCHIETTI E BORRACCE, bandiere e sorrisi.
per info: acquavaldarno@gmail.com
luca 3204154705

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26/05/11

carnaval-fantasias: chiusura della campagna elettorale di Giuliano Pis...








Milano X Pisapia: in bici felici !


carnaval-fantasias: chiusura della campagna elettorale di Giuliano Pis...: "Èvento - Grande chiusura della campagna elettorale di Giuliano Pisapia Ora venerdì 27 maggio · 19.30 - 23.30 Luogo Pi..."

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23/05/11

Il motore che può cambiare il mondo



Il motore che può cambiare il mondo
PERSONAGGIO. Claudio De Bei ha realizzato un propulsore rotante rivoluzionario capace di raggiungere potenze elevatissime e di percorrere 80 km con un litro
Rispettoso dell'ambiente con emissioni ridotte al minimo, costi contenuti, assenza di vibrazioni e svariati modi d'utilizzo

La lampadina s'è accesa all'improvviso, mentre stava pulendo un cuscinetto a sfere di un albero motore appena smontato.
Il soffio dell'aria compressa imprimeva all'ingranaggio che teneva in mano una rotazione pazzesca: oltre trentamila giri al minuto. Pochissimo attrito, appena un leggero ronzio lasciava intuire il moto rotatorio velocissimo.
«Perchè non esiste un motore con queste caratteristiche?» si chiese Cladio De Bei, affascinato dal cuscinetto. Il tarlo s'insinuò subdolo e non gli diede tregua.
Terminata l'operazione si mise al tavolo da disegno. Tracciò a mano libera un paio di cerchi concentrici. Li divise in quattro parti. Cominciò a disegnare figure strane. Un pistone qui, la sede delle candele in alto, lo scarico sotto. In breve l'idea del motore rotante – niente a che vedere con il deludente Wankel della Nsu dei primi anni Settanta – prese spessore.
Claudio De Bei s'infervorò, incurante delle ore che diventavano sempre più piccole. L'alba lo colse ancora con la matita in mano. Sul tecnigrafo un pacco di fogli, uno sopra all'altro, scarabocchiati. Una serie infinita di numeri. Calcoli su calcoli: centimetri cubi e gradi, temperature e fori, travasi e ampère. «Una notte incredibile» ricorda divertito l'Archimede bassanese, autore di una quarantina di brevetti, un mago nella preparazione e nel restauro delle moto d'epoca, tecnico sulle piste di tutto il mondo grazie alla moto da corsa realizzata assieme all'indimenticato amico Renato Sonda e portata in gara da Marcellino Lucchi nei primi anni Novanta.
Ecco il motore, progettato come fosse un cuscinetto a sfere.
Roba da far morire d'invidia stuoli d'ingegneri meccanici.
«Il concetto da cui sono partito - svela Claudio De Bei, classe 1945, figlio d'arte (suo padre era il celebre Pio, proprietario di una rivendita Piaggio con annessa officina di riparazione in via Mure del Bastion) - è quello del cuscinetto a sfere. Quattro pistoni contrapposti a 90° uno dall'altro, fissati ad un unico albero centrale fisso con un eccentrico, che girano con moto rotatorio entro i rispettivi cilindri. Fasce elastiche superiori per assicurare la tenuta stagna del cilindro. Nel punto superiore lo scoppio, assicurato da tre scintille scoccate in sequenza da altrettante candele, a 160 gradi lo scarico, poi l'aspirazione attraverso una serie di travasi, a 180 gradi la compressione. Una fase per volta per ciascun pistone. Nessuna valvola. Ad alimentare il motore di complessivi 1000 cc è sufficiente un carburatore da 26. I giri complessivi che può raggiungere a piena rotazione superano i 22mila al minuto, la potenza che esprime è di 460 cavalli». Cifre da capogiro ma che Claudio De Bei è pronto a confermare, dati alla mano, dopo la misurazione al banco prova del primo prototipo realizzato con l'aiuto di amici attrezzisti. Il motore, in questi mesi, è esposto al museo dell'auto Bonfanti e sta attirando la curiosità non solo degli appassionati ma anche di progettisti e docenti universitari. Nelle prossime settimane un'èquipe della facoltà di ingegneria di Padova studierà attentamente il propulsore che potrebbe rivoluzionare il mondo dell'automobile.
«Dalla prove effettuate al banco - spiega De Bei - ho verificato che con un litro di combustibile si possono percorrere un'ottantina di chilometri ad una media oraria incredibile, considerata la potenza che può sviluppare al massimo dei giri».
«Il bello di questo motore endotermico con funzionamento rotativo - aggiunge il tecnico bassanese - è che sovverte tutti i principi della fisica, arrivando ad un rendimento che va dal 75 all'80 per cento...».
Roba da motori elettrici, o quasi, incredibile per un motore a scoppio, il cui rendimento normale si aggira attorno al 25 per cento nelle migliori condizioni d'utilizzo.
«In pratica è tutto il contrario di un motore tradizionale. Sfruttando il concetto del cuscinetto a sfere, entra in coppia a 400 - 600 giri e, date le sue prestazioni, può essere utilizzato senza il cambio. Non solo. Il sistema costruttivo è così semplice che più motori possono essere accoppiati senza difficoltà in modo tale da raddoppiare o triplicare la cilindrata e con essa la potenza complessiva». Provate a pensare a un motore di 3000cc con una potenza di 1350 cavalli: mai visto in pista un bolide del genere. Impossibile o quasi da guidare per l'elevatissima velocità che potrebbe raggiungere.
Il bello di questo motore endotermico è il peso: poche decine di chili.
«Prodotto su scala industriale - aggiunge De Bei - verrebbe a costare dai 350 ai 400 euro. In caso di rotture non varrebbe la pena di farlo riparare giacchè costerebbe meno sostituirlo. Mi ci sono voluti due anni di studi, progetti e prove per realizzarlo. Il blocco è in ergal mentre i pistoni, di 250 cc ciascuno, sono quelli che la Honda monta di serie nelle sue moto. Grazie al sistema rotativo e all'albero motore centrale è possibile, con pochi interventi, aumentare la compressione fino a 25 atmosfere. Il motore può essere alimentato con qualsiasi tipo di combustibile e potrebbe essere impiegato non solo in campo automobilistico ma in in molti altri settori. Un'altra cosa importante è l'assenza di vibrazioni mentre per lubrificarlo basta mezzo chilo d'olio in quanto ha pochissimi organi in movimento. Il raffreddamento è ad acqua ma difficilmente le temperature raggiungono i 50 gradi centigradi. L'emissione di gas di scarico è ridotta al massimo in quanto le tre scintille in sequenza bruciano tutto il combustibile».
Il motore è coperto da una serie di brevetti internazionali e il progetto è stato presentato alla Fiat.
Claudio De Bei, con la sua geniale invenzione, sta facendo tremare i giapponesi.

Roberto Cristiano Baggio


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17/05/11

Rock no War, pedalata per la pace 2011 Roma







Rock no War, pedalata per la pace 2011 Roma - S. Giovanni Rotondo



L’Associazione Rock no War!, anche quest’anno ha organizzato la consueta Pedalata per la Pace nei giorni 1- 5 Giugno con partenza da Roma ed arrivo a San Giovanni Rotondo. Domenica 5 Giugno tutta la carovana Rock no War  farà tappa a San Marco in Lamis dove verrà accolta dai volontari dell’associazione di San Marco in Lamis, coordinati dalla responsabile dell’evento e di Rock no War San Marco in Lamis, Loredana Leggieri.   

Si attendono circa 150 partecipanti, tra ciclisti, camperisti e loro familiari, provenienti da ogni parte d’Italia, che, con la collaborazione dell’amministrazione comunale,  saranno ospitati presso i locali del Gruppo comunale di Protezione Civile nei pressi della scuola di Via Compagnone.
Rock no War! onlus è un’associazione di volontariato attiva da numerosi anni sul fronte della solidarietà internazionale, con una particolare attenzione all’infanzia e alle zone del mondo devastate dalle guerre e si adopera a livello internazionale per portare aiuti umanitari ed intervenire in situazioni di crisi, senza distinzione di razza, religione o fede politica.
La sua caratteristica è quella di non avere costi di gestione, in quanto autofinanziata, e una trasparenza concreta in ogni suo progetto.
Dal 2008 opera anche sul territorio di San Marco in Lamis organizzando eventi ed attività per la raccolta di fondi e generi di primo consumo per aiutare le famiglie in difficoltà economiche, distribuendo anche beni ad altre organizzazioni e associazioni impegnate nello stesso tipo di attività per una migliore copertura capillare dell’intero territorio.
Le attività sono direttamente svolte dai volontari dell’associazione dalla raccolta fondi fino alla distribuzione diretta, trasparente e dignitosa dei beni presso le singole famiglie.

PEDALATA PER LA PACE 2011
1 / 5 giugno 2011, Roma - S.Giovanni Rotondo

ROCK NO WAR! ONLUS (con sede a Formigine in provincia di Modena), organizza la sesta edizione de la “PEDALATA PER LA PACE”, una marcia ciclistica composta da 85 ciclisti (di cui 8 donne), che partira' da Roma e fara' tappa a Napoli, per poi proseguire verso il Gargano e raggiungere come meta finale, San Giovanni Rotondo.

“PEDALATA PER LA PACE 2011”: divertimento, solidarieta' e gratuita'; un evento unico e di grande richiamo, animato da personaggi dello sport, dello spettacolo e della musica, alla portata di chiunque voglia cimentarsi in un’impresa volta a dare una testimonianza.

Un evento di grande eco mediatica.
Il 2011 vedra' la carovana della Pedalata per la Pace raggiungere il sud Italia, come gesto simbolico doveroso in occasione del 150° anniversario dell’Unita' d’Italia.

Come per le passate edizioni, anche quest’anno sara' finanziato un progetto internazionale: costruzione di n. 12 ambulatori per pediatria, cura e prevenzione HIV e TBC al St’Albert’s Mission Hospital in Zimbawe (progetto in allegato).

Tutto cio' sara' reso possibile da collaborazioni e coordinamenti indispensabili offerti da una scorta durante il tragitto della Polizia Stradale, concessa dal Ministero dell’Interno, dall’assistenza tecnica della U.S Formiginese, sotto l’egida del C.O.N.I e della Federazione Ciclistica Italiana, con il Patrocinio della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Modena, del Comune di Formigine e dei comuni che verranno attraversati dalla carovana che vorranno aderire all’iniziativa.

Partner dell’evento Gazzetta dello Sport, la Gazzetta di Modena, Il Resto del Carlino, L’informazione, e'TV, RAI Sport e SKY e altre testate nazionali.

Ogni sera lo staff del programma L’ora del ciclismo (canale 920 della piattaforma Sky) realizzera' servizi video con la cronaca della giornata da divulgare in internet e inviare alle tv partner.

ASA, brand abbigliamento per lo sport di Tessitura Florida di Carpi, sara' lo sponsor abbigliamento intimo dei ciclisti e dei personaggi noti che parteciperanno all’evento.

Nelle scorse edizioni sono stati con noi gli showman Paolo Belli, Gianni Fantoni e Raffaello Zanieri, il ciclista telecronista Davide Cassani, gli sciatori Marco Albarello, Kristian Ghedina e Cristian Zorzi, il pilota Claudio Zipoli, i ciclisti Claudio Vandelli, Marzio Bruseghin, Mauro Da Dalto, Davide Malacarne, Sacha Modolo e Franco Pellizzotti, il compianto C.T. della nazionale di ciclismo Franco Ballerini, il presidente onorario della F.C.I. Alfredo Martini, Andrea Bartali figlio del mito del ciclismo, Giovanni Pinarello titolare della storica fabbrica di biciclette, il cav. Armando Zamprogna rappresentante della Selle Italia, gli attori Rolando Ravello, Cesare Bocci, Ivan Bellandi e Chicco Salimbeni, autore anche dei DVD delle prime due edizioni.

Info e approfondimenti:
VANIA TONI Management - Ufficio Stampa Pedalata per la Pace


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15/05/11

La Fondazione Pantani denuncia la nuova Inquisizione

Fondazione Pantani


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La Fondazione Pantani denuncia la "nuova Inquisizione"

Sembrava davvero singolare ed insolito che l'ennesimo violento attacco al ciclismo, operato nella circostanza dal Presidente del Coni attraverso la ritenuta necessità di una maggiore concretezza nella lotta al doping, potesse concludersi senza che a qualcuno venisse in mente di utilizzare, agganciandolo al treno, il nome di Marco Pantani. Ed infatti, a distanza di pochi giorni dalle esternazioni di Petrucci, ecco giungere puntuale, guarda caso l'antivigilia dell'inizio del Giro d'Italia, l'intervista rilasciata a Tuttosport da Livio Berruti, contenente dichiarazioni di eccezionale gravità sul campione di Cesenatico.
Così, se da un canto sarà inevitabile la proposizione di una denuncia-querela nei confronti di tutti i soggetti corresponsabili del predetto episodio diffamatorio, dall'altro Tonina e Paolo Pantani, prendendo spunto dal contenuto della suddetta intervista ed in particolare da alcuni suoi passaggi, vorrebbero condividere con i media e con il popolo del ciclismo una serie di considerazioni. Riflessioni che, seppur sollecitate da gratuite ed ingiustificabili accuse rivolte nei confronti del congiunto scomparso, a ben vedere finiscono in realtà per travalicare i confini ed i limiti soggettivi e temporali, estendendosi ed indirizzandosi all'intera comunità del ciclismo, legate come sono, oltre che alla sua storia, al suo presente ed al suo futuro, come dimostrano, ad esempio, le dichiarazioni rilasciate da Vincenzo Nibali, aspirante alla vittoria del Giro d'Italia, alla Gazzetta dello Sport, dalle quali si evince limpidamente quale fonte di ispirazione abbia rappresentato per lui un campione come Marco Pantani.
Ma qual è, tra le tante, l'affermazione più agghiacciante contenuta nell'intervista rilasciata dal signor Berruti?
Noi riteniamo sia quella ove, riferendosi all'andamento del finale della tappa di Oropa al Giro d'Italia del 1999, vinta in rimonta sul gruppo dopo un inconveniente meccanico, associa la stessa al ricorso al doping, descrivendola nei di seguito indicati termini: «Secondo me - ha infatti detto Berruti - era impossibile andare così forte senza un aiuto».E così, il signor Berruti, novello Torquemada, a quasi dodici anni di distanza da quel 30 maggio 1999, dopo essersi contemporaneamente calato nei panni dell'ispettore antidoping, del medico addetto al controllo, del procuratore antidoping, del pm, del giudice sportivo e, ad abundantiam, del giudice penale, nella "camera di consiglio" del quotidiano Tuttosport, facendo uso di una sua personalissima ed insondabile(si fa per dire..) interpretazione dei concetti di "possibile/impossibile" e senza alcun contraddittorio, partorisce una sentenza di condanna per doping nei confronti di una persona defunta, rileggendo in chiave diametralmente opposta quello che rappresenta un pezzo di storia del ciclismo italiano(e non solo).
Pervenuti per tal via ad una conclusione di colpevolezza, quale sarà il prossimo passaggio?
L'intervista in oggetto permette anche di esprimere alcune considerazioni di carattere generale, andando oltre la valutazione dell'episodio specifico.
La capacità offensiva propria delle affermazioni del signor Berruti sulla tappa di Oropa è infatti tale da estendersi oltre la lesione dell'onore del compianto campione romagnolo (la cui tutela è affidata in via esclusiva alla famiglia Pantani), riverberandosi sul passato, sul presente e sul futuro di quello splendido e fantastico sport che è il ciclismo.
La tutela della "memoria sportiva" e del "patrimonio ciclistico" da simili indegni attacchi non può non competere, come nel caso di specie, alla Federazione ciclistica italiana ed all'Associazione dei corridori professionisti che, in questo momento di grandi sollecitazioni, non possono non prendere sollecitamente posizione per tentare di arginare la deriva rappresentata da simili inqualificabili comportamenti.
Non farlo provocherebbe sicuramente un effetto domino che travolgerebbe la storia recente del ciclismo, saccheggiando le memorie di milioni di tifosi e calpestando sulla base del sospetto malevolo le imprese di campioni che appartengono all'immaginario collettivo, ma anche al patrimonio storico e culturale della Federazione ciclistica italiana.
Senza trascurare la circostanza che non censurare apertamente simili atteggiamenti, spalancherebbe da subito le porte ad arbitrarie bollature di doping rispetto a qualsiasi atleta o evento sportivo che, in qualche modo, sia stato segnalato per l'eccezionalità di una prestazione. Si potrebbe dubitare di tutto e di tutti, dello stesso oro di Berruti, volendo spingersi al paradosso. Domani chiunque potrà alzarsi da tavola e senza alcun supporto probatorio, ma esclusivamente sulla scorta dell'umore del momento, del suggerimento, del chiacchiericcio potrà insinuare pubblicamente il  dubbio.
Non più tardi di tre mesi fa, il presidente federale Renato Di Rocco, in risposta ad una serie di domande poste da Tonina Pantani, ebbe parole difficilmente equivocabili.
«Marco Pantani - disse Di Rocco - era il ciclismo. Ha suscitato emozioni che non si vivevano da anni. Marco non fu fermato per doping, ma a fini cautelari per la salute in base a valori approssimativi dal punto di vista scientifico allora stabiliti. L'errore fu impostare su questa vicenda una campagna antidoping assolutamente demagogica e senza riscontri di contrasto effettivo. Così si è dato al sospetto il valore di prova. Ma su Marco l'ultimo giudizio l'ha dato la gente, ricordandolo come il "Pirata" che si alza sulla sella, getta la bandana a terra e si prepara all'ultimo chilometro in salita, la sfida più dura».
Come mai il signor Berruti e lo stesso giornalista, pur iniziando la loro disamina da un punto di vista più ampio, hanno ritenuto di doversi concentrare su Pantani, senza soffermarsi, sia pure fugacemente, sulla piaga del doping negli altri sport? Solo perché l'intervista viene in qualche modo legata all'inizio del Giro d'Italia da Torino? Ma non fu proprio Torino il teatro in cui si svolse un processo alla Juventus, durante il quale si assistette all'imbarazzante balbettare di alcuni suoi campioni davanti ai giudici? O forse "l'assordante silenzio" in cui lo stesso processo si svolse, dopo il trasferimento di altro processo in quel di Forlì, ha contribuito a far perdere la memoria di quell'evento?  E non fu il Coni stesso a tremare in quegli anni per uno scandalo doping in quel di Ferrara e poi all'Acquacetosa di Roma?
È giunto il momento di chiedersi a cosa serva e a chi faccia comodo continuare a picchiare su Pantani. È giunto il momento che il ciclismo sollevi la testa e difenda la sua storia. È il momento che i corridori insorgano e si schierino a tutela dei loro fondamentali diritti e delle loro stesse imprese. Che Gianni Bugno, loro presidente internazionale, faccia sentire la sua voce in difesa delle sue stesse imprese, nei giorni in cui - di fronte a tanto silenzio - un sito internet ha legato a identici sospetti quel suo meraviglioso Giro d'Italia del 1990 e tutte le vittorie più prestigiose del decennio.
La famiglia Pantani non è stupita per la tempistica di quanto accaduto, né tantomeno per il fatto che il proprio figlio sia stato nuovamente tirato in ballo per rinforzare l'attacco al ciclismo. La famiglia Pantani è stupita per il silenzio di tutti coloro che avrebbero l'obbligo morale e istituzionale di tutelare il ciclismo ed i suoi valori (che sono poi quelli propri di ogni sport), non legati unicamente all'antidoping - fuor di alcun dubbio indispensabile e necessario - ma anche all'onestà, al coraggio, alla determinazione, alla solidarietà fra sportivi, al rispetto ed al senso di appartenenza.

Fondazione Marco Pantani


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06/05/11

BLOG DI CIPIRI: referendum privatizzazione acqua





BLOG DI CIPIRI: referendum privatizzazione acqua: "referendum privatizzazione acqua Per salvaguardare la democrazia in questo paese, fate girare questa lettera Ciao a tutti, co..."

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