PICCOLE MA VERE GRANDI OPERE DA REALIZZARE
" Una pista ciclabile da Venezia a Torino: “Creerà lavoro e indotto” Non è una grande opera e non ha corsie preferenziali in Parlamento. Si chiama VenTo. Un progetto che collegherà Venezia a Torino, passando da Milano, Piacenza, Parma e Ferrara. Niente cemento però, solo una lunghissima pista ciclabile che costeggerà il Po per 679 km passando attraverso
parchi
e aree protette. Un’idea del Politecnico di Milano che costerà 80
milioni di euro chiavi in mano. Nulla se paragonato ai miliardi
stanziati per autostrade, bretelle di collegamento e altre opere
prioritarie ad alto utilizzo di cemento armato. “VenTo costerà come due
chilometri di autostrada”, spiegano gli ideatori del progetto.
VenTo punta tutto sulle ricadute economiche che i 679 km potrebbero avere sul territorio. “I 40mila km di piste ciclabile tedesche producono un indotto di 8 miliardi di euro l’anno”. Per restare in Italia c’è l’esempio della Provincia di Trento, che con i suoi 200 km di piste riesce a portarsi a casa 80 milioni di euro ogni anno, 86 nel 2011. “Con VenTo potrebbero arrivare centinaia di migliaia di turisti desiderosi di attraversare i parchi e le aree protette lungo il Po. Una spinta per tante economie diffuse e per far ripartire la crescita”, spiegano dal Polimi. I dati fanno ben sperare: “In casi simili in Europa ogni chilometro di ciclabile nel giro di pochi anni ha generato un indotto variabile tra i 110mila e i 400mila euro per chilometro. Ogni cicloturista ha speso mediamente tra i 600 e i 1.800 euro negli ultimi due o tre anni”, spiega il sito ufficiale. I conti sono presto fatti: male che vada VenTo potrebbe portare a un incasso di oltre settanta milioni di euro l’anno. Ma secondo Paolo Pileri, responsabile scientifico di VenTo, l’indotto potrebbe toccare quota 100 milioni ogni 12 mesi. “E’ questa la vera green economy che porta sviluppo stabile a tante piccole realtà”. Il perché è presto detto, e basta guardare il tracciato immaginato per la ciclabile. Saranno 15 i parchi attraversati, per un totale di 266 chilometri in mezzo alla natura: 85 in Piemonte, 27 in Emilia Romagna, 50 in Veneto e ben 104 in Lombardia.
Cosa serve per realizzare Vento? Solo la volontà politica, perché parte del tracciato è praticamente già pronta. A ospitare quasi metà della ciclabile saranno gli argini del Po, che con le leggi attuali possono essere percorsi solo da mezzi agricoli e polizia fluviale. “Basta la volontà di una firma, un accordo tra le quattro Regioni e gli enti fluviali e il coraggio di stabilire che gli argini sono solo ciclabili e utilizzabili dai frontisti. Con alcune centinaia di migliaia di euro si potrebbero poi rimuovere sbarre e sbarramenti e fare quelle due sistemazioni banali necessarie a rendere percorribili gli argini”, spiega il Politecnico di Milano. Così il 42% dei 679km di VenTo diventerebbe ciclabile e pronto all’utilizzo. Un centinaio di km sono invece già realizzati, anche se sparsi qua e là. Mancherebbero alcuni interventi di peso maggiore per superare dislivelli e costruire attraversamenti sul Po adatti alle bici, soprattutto nelle provincie di Alessandria, Pavia, Mantova e Rovigo.
Senza un coordinamento tra le quattro Regioni nulla potrà essere realizzato. Per questo si stanno attivando alcuni consiglieri regionali. In Lombardia a luglio Giuseppe Civati e Agostino Alloni hanno depositato un’interrogazione. Se ne discuterà il prossimo 6 settembre. In Emilia Romagna si sta muovendo invece il democratico Thomas Casadei: “La bicistrada sarebbe un’alternativa ottima allo spostamento in macchina tra paesi vicini e contribuirebbe ad alleggerire il traffico, producendo effetti benefici per tutti. Credo che la Regione Emilia-Romagna dovrebbe seriamente prendere in esame e promuovere questo progetto, contribuendo a dare il via formale alla sua realizzazione”.
VenTo punta tutto sulle ricadute economiche che i 679 km potrebbero avere sul territorio. “I 40mila km di piste ciclabile tedesche producono un indotto di 8 miliardi di euro l’anno”. Per restare in Italia c’è l’esempio della Provincia di Trento, che con i suoi 200 km di piste riesce a portarsi a casa 80 milioni di euro ogni anno, 86 nel 2011. “Con VenTo potrebbero arrivare centinaia di migliaia di turisti desiderosi di attraversare i parchi e le aree protette lungo il Po. Una spinta per tante economie diffuse e per far ripartire la crescita”, spiegano dal Polimi. I dati fanno ben sperare: “In casi simili in Europa ogni chilometro di ciclabile nel giro di pochi anni ha generato un indotto variabile tra i 110mila e i 400mila euro per chilometro. Ogni cicloturista ha speso mediamente tra i 600 e i 1.800 euro negli ultimi due o tre anni”, spiega il sito ufficiale. I conti sono presto fatti: male che vada VenTo potrebbe portare a un incasso di oltre settanta milioni di euro l’anno. Ma secondo Paolo Pileri, responsabile scientifico di VenTo, l’indotto potrebbe toccare quota 100 milioni ogni 12 mesi. “E’ questa la vera green economy che porta sviluppo stabile a tante piccole realtà”. Il perché è presto detto, e basta guardare il tracciato immaginato per la ciclabile. Saranno 15 i parchi attraversati, per un totale di 266 chilometri in mezzo alla natura: 85 in Piemonte, 27 in Emilia Romagna, 50 in Veneto e ben 104 in Lombardia.
Cosa serve per realizzare Vento? Solo la volontà politica, perché parte del tracciato è praticamente già pronta. A ospitare quasi metà della ciclabile saranno gli argini del Po, che con le leggi attuali possono essere percorsi solo da mezzi agricoli e polizia fluviale. “Basta la volontà di una firma, un accordo tra le quattro Regioni e gli enti fluviali e il coraggio di stabilire che gli argini sono solo ciclabili e utilizzabili dai frontisti. Con alcune centinaia di migliaia di euro si potrebbero poi rimuovere sbarre e sbarramenti e fare quelle due sistemazioni banali necessarie a rendere percorribili gli argini”, spiega il Politecnico di Milano. Così il 42% dei 679km di VenTo diventerebbe ciclabile e pronto all’utilizzo. Un centinaio di km sono invece già realizzati, anche se sparsi qua e là. Mancherebbero alcuni interventi di peso maggiore per superare dislivelli e costruire attraversamenti sul Po adatti alle bici, soprattutto nelle provincie di Alessandria, Pavia, Mantova e Rovigo.
Senza un coordinamento tra le quattro Regioni nulla potrà essere realizzato. Per questo si stanno attivando alcuni consiglieri regionali. In Lombardia a luglio Giuseppe Civati e Agostino Alloni hanno depositato un’interrogazione. Se ne discuterà il prossimo 6 settembre. In Emilia Romagna si sta muovendo invece il democratico Thomas Casadei: “La bicistrada sarebbe un’alternativa ottima allo spostamento in macchina tra paesi vicini e contribuirebbe ad alleggerire il traffico, producendo effetti benefici per tutti. Credo che la Regione Emilia-Romagna dovrebbe seriamente prendere in esame e promuovere questo progetto, contribuendo a dare il via formale alla sua realizzazione”.
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